iPhone/ Il modello di business di Jobs, la rete EDGE e il SIM lock frenano l’interesse di potenziali operatori italiani
E’ sul suolo italiano che la sfida di iPhone appare di ora in ora sempre più difficile. Mentre è appena diventato realtà l’accordo con T-Mobile, divisione di telefonia mobile di Deutsche Telekom: dal prossimo 9 novembre l’iPhone, l’ultima icona hi-tech della più recente storia di Apple, sarà così in vendita a 399 euro e con diverse opzioni tariffarie in diversi paesi europei attraverso il network di Deutsche Telecom. Seguirà quindi la Francia, con il supporto del network Orange. Resta invece il massimo riservo sui dratf dell’accordo con Tim e sull’intera chiusura dell’operazione Italia (situazione che potrebbe rilanciare Vodafone e Wind, le sole concorrenti che hanno reti EDGE).
Solo il tempo potrà dire se le scelte di Jobs sul mercato europeo si riveleranno vincenti. L’aggressiva politica commerciale ha dato priorità massima alle situazioni locali, tanto che tutti gli operatori scelti fino ad ora si ritrovano con rispettive filiali estere in concorrenza con l’operatore scelto da Apple. Così sarà nel Regno Unito, quando Apple annuncerà l’accordo con la Orange francese, così già è con O2, scelta nel Regno Unito ma non in Germania e Austria. La prima conseguenza di questo agire è stata la automatica esclusione di un operatore come Vodafone, che sullo scacchiere mondiale si muove come un solo gruppo: per Vodafone non era possibile fare accordi locali e non estenderli negli altri paesi. Così, avendo annunciato di replicare con un suo servizio online per musica e video, oggi il gruppo di fatto è un concorrente diretto di iTunes e di Apple.
Analizzando le scelte di Jobs e le sue recenti dichiarazioni, appare sempre più chiaro il modello di business che la Apple vuole imporre ai gestori. L’ideale per Jobs è un gestore per nazione con relativa concessione di esclusiva, tariffa flat e non a consumo, quanto meno per il traffico dati (meglio se illimitato), accordi in essere o possesso di rete WIFi per veicolare fuori dalla rete EDGE il traffico dati, l’accettazione della corresponsione di un fee da o per l’operatore telefonico. Accettate queste condizioni, i clienti del gestore potranno attivare il loro nuovo iPhone attraverso il software iTunes e scegliere così tramite una apposita procedura guidata il loro piano tariffario come tutti gli altri eventuali servizi correlati.
Dopo l’attivazione, sarà possibile sincronizzare i numeri di telefono e le altre informazioni inerenti contatti, calendari, account email, i preferiti, oltre a musica, foto, podcast e show televisivi, secondo procedure che replicano quanto già accade utilizzando gli iPod con iTunes. In più, differentemente da quanto oggi possibile per gli utenti USA, quelli europei potranno subito accedere alle ultime novità musicali, grazie all’upgrade sw del firmware per iTunes Wi-Fi Music Store. Il fattore differenza di O2 e T-Mobile nei rispettivi paesi dove sono state scelte è anche derivato dalla presenza di reti wireless: ad esempio, O2 grazie all’agrement con il network The Cloud conterà su più di 7400 hotspots Wi-Fi, mentre per DT la dotazione è di più di 8000 hotspot…
Sono però proprio il modello di business di Jobs, la rete EDGE e il SIM lock ad aver frenato l’interesse dei potenziali operatori italiani. Vediamola dalla parte dei gestori. Vodafone come detto si è chiamata fuori, Tre Italia lo è di fatto perché non ha la licenza per la rete GSM, restano Tim e Wind. Nel modello di business di Apple, che l’iPhone non sia un telefono 3G non è un problema purché la grande massa dati richiesta da file musicali e video possa tranquillamente passare anche su rete WiFi. La presenza di una rete WiFi diffusa e operativa mette in difficoltà i gestori telefonici italiani, molto concentrati a fare utili sulle proprie reti telefoniche mobili, Inutile allora aggiungere che l’azienda meglio dotata sarebbe Tim, specie ora che il processo di scorporo delle reti fisso, mobile e dati è stato invertito e Telecom Italia si avvia a tornare azienda integrata. Ma il fatto che il sistema di sicurezza che impone il SIM lock sia già stato bypassato con disinvoltura e che in rete prosperino soluzioni e indicazioni sul come rimuoverlo, non aiuta Jobs a posizionare al meglio il suo prodotto con i gestori italiani, che non si sentono sicuri di ricevere sulla propria rete il traffico dati e nemmeno quello telefonico una volta uscito l’iPhone dal loro punto vendita.
Parliamo ora dell’appeal derivato dal prezzo. Con 399 euro e un canone mensile per telefonia e dati (stimato) di minimo 50 euro/mese per almeno 18 mesi (sulla falsa riga di quanto chiesto da O2 oltremanica), l’iPhone potrebbe trovarsi in una fascia troppo costosa per il nostro mercato, La scommessa è anche qui.
Infine c’è il rischio obsolescenza tecnologica: lo stesso Jobs, per sedare critiche, ha annunciato in queste ore che nella seconda generazione dell'iPhone, ci sarà connessione UMTS e GPS integrato. La combinazione farebbe dell'iPhone un telefono veramente up to date, con tutte le innovazioni tecnologiche della migliore concorrenza. Gli appassionati italiani riusciranno ad aspettare o il fascino, indiscutibile sia chiaro, delle innovazioni che iPhone regala (specie se si considera la facilità d’uso, dove l’unica pecca è relativa alla scrittura degli sms) ne faranno un must irresistibile per il prossimo Natale?
Solo il tempo potrà dire se le scelte di Jobs sul mercato europeo si riveleranno vincenti. L’aggressiva politica commerciale ha dato priorità massima alle situazioni locali, tanto che tutti gli operatori scelti fino ad ora si ritrovano con rispettive filiali estere in concorrenza con l’operatore scelto da Apple. Così sarà nel Regno Unito, quando Apple annuncerà l’accordo con la Orange francese, così già è con O2, scelta nel Regno Unito ma non in Germania e Austria. La prima conseguenza di questo agire è stata la automatica esclusione di un operatore come Vodafone, che sullo scacchiere mondiale si muove come un solo gruppo: per Vodafone non era possibile fare accordi locali e non estenderli negli altri paesi. Così, avendo annunciato di replicare con un suo servizio online per musica e video, oggi il gruppo di fatto è un concorrente diretto di iTunes e di Apple.
Analizzando le scelte di Jobs e le sue recenti dichiarazioni, appare sempre più chiaro il modello di business che la Apple vuole imporre ai gestori. L’ideale per Jobs è un gestore per nazione con relativa concessione di esclusiva, tariffa flat e non a consumo, quanto meno per il traffico dati (meglio se illimitato), accordi in essere o possesso di rete WIFi per veicolare fuori dalla rete EDGE il traffico dati, l’accettazione della corresponsione di un fee da o per l’operatore telefonico. Accettate queste condizioni, i clienti del gestore potranno attivare il loro nuovo iPhone attraverso il software iTunes e scegliere così tramite una apposita procedura guidata il loro piano tariffario come tutti gli altri eventuali servizi correlati.
Dopo l’attivazione, sarà possibile sincronizzare i numeri di telefono e le altre informazioni inerenti contatti, calendari, account email, i preferiti, oltre a musica, foto, podcast e show televisivi, secondo procedure che replicano quanto già accade utilizzando gli iPod con iTunes. In più, differentemente da quanto oggi possibile per gli utenti USA, quelli europei potranno subito accedere alle ultime novità musicali, grazie all’upgrade sw del firmware per iTunes Wi-Fi Music Store. Il fattore differenza di O2 e T-Mobile nei rispettivi paesi dove sono state scelte è anche derivato dalla presenza di reti wireless: ad esempio, O2 grazie all’agrement con il network The Cloud conterà su più di 7400 hotspots Wi-Fi, mentre per DT la dotazione è di più di 8000 hotspot…
Sono però proprio il modello di business di Jobs, la rete EDGE e il SIM lock ad aver frenato l’interesse dei potenziali operatori italiani. Vediamola dalla parte dei gestori. Vodafone come detto si è chiamata fuori, Tre Italia lo è di fatto perché non ha la licenza per la rete GSM, restano Tim e Wind. Nel modello di business di Apple, che l’iPhone non sia un telefono 3G non è un problema purché la grande massa dati richiesta da file musicali e video possa tranquillamente passare anche su rete WiFi. La presenza di una rete WiFi diffusa e operativa mette in difficoltà i gestori telefonici italiani, molto concentrati a fare utili sulle proprie reti telefoniche mobili, Inutile allora aggiungere che l’azienda meglio dotata sarebbe Tim, specie ora che il processo di scorporo delle reti fisso, mobile e dati è stato invertito e Telecom Italia si avvia a tornare azienda integrata. Ma il fatto che il sistema di sicurezza che impone il SIM lock sia già stato bypassato con disinvoltura e che in rete prosperino soluzioni e indicazioni sul come rimuoverlo, non aiuta Jobs a posizionare al meglio il suo prodotto con i gestori italiani, che non si sentono sicuri di ricevere sulla propria rete il traffico dati e nemmeno quello telefonico una volta uscito l’iPhone dal loro punto vendita.
Parliamo ora dell’appeal derivato dal prezzo. Con 399 euro e un canone mensile per telefonia e dati (stimato) di minimo 50 euro/mese per almeno 18 mesi (sulla falsa riga di quanto chiesto da O2 oltremanica), l’iPhone potrebbe trovarsi in una fascia troppo costosa per il nostro mercato, La scommessa è anche qui.
Infine c’è il rischio obsolescenza tecnologica: lo stesso Jobs, per sedare critiche, ha annunciato in queste ore che nella seconda generazione dell'iPhone, ci sarà connessione UMTS e GPS integrato. La combinazione farebbe dell'iPhone un telefono veramente up to date, con tutte le innovazioni tecnologiche della migliore concorrenza. Gli appassionati italiani riusciranno ad aspettare o il fascino, indiscutibile sia chiaro, delle innovazioni che iPhone regala (specie se si considera la facilità d’uso, dove l’unica pecca è relativa alla scrittura degli sms) ne faranno un must irresistibile per il prossimo Natale?
tratto da Affari Italiani
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